Mutuo a tasso variabile: guida per calcolare le rate future ed evitare sorprese

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Mutuo a tasso variabile: guida per calcolare le rate future ed evitare sorprese

Il tasso variabile: come evitare sorprese, convenienza rispetto al tasso fisso e come prevedere l'andamento della rata futura

Stefano Rossini
Scheda Pratica di
Ultimo aggiornamento: 09/2013

Il Mutuo a tasso variabile: caratteristiche e come evitare sorprese

I mutui a tasso variabile sono sempre più in voga tra gli italiani. Come si capisce dalla definizione, in questa tipologia di contratti il tasso può cambiare e di conseguenza può cambiare anche la rata da pagare. Per questo motivo molti mutuatari preferiscono il mutuo a tasso fisso che offre invece la stabilità e la sicurezza di una rata fissa. A dispetto di questo pregiudizio di fondo a vantaggio del tasso fisso, va detto che negli ultimi 30 anni il tasso variabile è sempre risultato inferiore nel confronto con il tasso fisso. Vale a dire: chi ha scelto il tasso variabile ha pagato meno interessi in media di chi ha optato per il tasso fisso.

Ma va detto che nella scelta tra i due tassi non c'è un vero vincitore: la scelta dipende dalle capacità reddituali del mutuatario (se è in grado o no di poter sopportare un eventuale imprevisto aumento della rata in caso di rarissime ma non del tutto escludibili fluttuazioni al rialzo del tasso variabile), dalla propensione al rischio ma anche dalla capacità di ragionamento futuro sulla dinamica dei tassi. Il tasso di un mutuo variabile è dato dalla somma tra:

  • spread (stabilito dalla banca)
  • indice interbancario europeo che indica il costo del denaro a breve termine (tasso di riferimento Bce o indice Euribor a 1, 3 o 6 mesi)

Lo spread è stabilito dalla banca in funzione di quanti mutui vuole erogare in un determinato momento (tenderà ad alzarlo se vuole frenare le erogazioni e a ridurlo se invece ha intenzione di aumentare il numero di mutui erogati). Gli indici che esprimono il costo del denaro invece seguono direttamente la politica monetaria della Banca centrale europea che, muovendo il tasso di riferimento influenza a cascata anche il costo dei prestiti che avvengono tra banche, il cui tasso è sintetizzato dall'andamento degli indici Euribor (questi indici hanno varie scadenze, da 1 settimana a 12 mesi, ma per i mutui vengono utilizzati prevalentemente l'Euribor a 1 mese o l'Euribor a 3 mesi). A marzo 2016 la Bce ha portato il tasso di riferimento da 0,05% a quota 0. Di conseguenza i mutui a tasso variabile il cui calcolo è agganciato al tasso Bce vedono praticamente coincidere il Tan (Tasso annuo nominale) con lo spread, dato che l'altro elemento (tasso di riferimento Bce) è nullo.

Mutui a Tasso Variabile con euribor negativi, è possibile?

I mutui a tasso variabile agganciati all'andamento dell'Euribor hanno sperimentato a partire da gennaio 2015 una sorta di paradosso. Sono entrati anche essi a far parte della stagione dei tassi negativi, quella che secondo alcuni esperti è destinata a diventare un'era, dato che potrebbe durare più a lungo di quanto si possa pensare. Lo stesso governatore della Bce, Mario Draghi, ha più volte ribadito che "dovremo abituarci a convivere a lungo con tassi molto bassi". Quando il costo del denaro all'ingrosso è a 0 (come si evince osservando l'andamento del tasso Bce) può accadere anche che gli Euribor (che sono anch'essi espressione del costo del denaro, di quanto costa a una banca chiedere un prestito a un'altra banca) scivolino in territorio negativo. Questo perché gli Euribor si accodano all'andamento di un altro tasso deciso dalla Bce, il tasso sui depositi. E' il tasso che la Bce dovrebbe pagare alle banche quando queste depositano nel conto che devono avere presso la Bce una liquidità superiore alla riserva obbligatoria (che oggi è prevista all'1% degli impieghi, cioè dei soldi prestati a famiglie e imprese).

Dal 2015 sta accadendo il contrario: dato che il tasso sui depositi è stato portato dalla Bce sottozero (esattamente a -0,4% a marzo 2016) sono le banche a pagare la Bce per depositarvi liquidità superiore alle riserve obbligatorie. Perché, in ambito mutui, è importante conoscere il tasso sui deposti della Bce? Per questi due motivi:

  • perché quando il tasso sui depositi è negativo le banche sono tendenzialmente esortate a prestare più soldi a famiglie e imprese dato che devono pagare una tassa alla Bce sulla liquidità in eccesso parcheggiata nel conto Bce;
  • perché l'andamento degli indici Euribor, e quindi delle rate dei mutui a tasso variabile, segue da vicino il tasso sui depositi. Non a caso, a marzo 2016 - quando la Bce ha portato il tasso sui depositi da -0,3% a -0,4% l'Euribor a 1 mese ha aggiornato il nuovo minimo storico a -0,35%, con una tendenza quindi ad avvicinarsi al tasso sui depositi. Il tasso sui depositi, in sostanza, detta la linea dell'andamento degli indici Euribor, ancor più del tasso di riferimento della Bce (che è a 0)
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