Borse schizofreniche. Rendimenti dei BTp italiani impennati oltre il 6%, come nel 1997. Senza dimenticare i tassi sui titoli greci, irlandesi e portoghesi, da settimane nel limbo del fallimento. Luglio 2011 sarà ricordato, negli annali della finanza, come un mese turbolento. Turbolenze che potrebbero proseguire anche ad agosto, quando il contesto macroeconomico globale dovrà superare lo stress-test del voto negli Usa sull’allungamento del tetto al debito pubblico (senza cui l’economia americana rischierebbe il default) e altre aste di titoli di Stato nei Paesi periferici (quelli con i debiti pubblici più traballanti) nell’Eurozona.
Come potranno impattare le tensioni finanziarie su chi ha intenzione di chiedere un mutuo o su chi è già alle prese con il piano di rimborso? Le risposte, sia buone che cattive, non mancano. Cominciamo da quelle buone. Nelle fasi più esagitate nell’Eurozona, quando il differenziale di rendimento fra i titoli di Stato dei Pigs (Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna) e quello del Bund tedesco (considerato il titolo più affidabile dell’area) raggiungono nuovi picchi al rialzo, i mutui a tasso fisso diventano via via più convenienti.Come mai? Gli Irs – gli indici che, sommati allo spread applicato dalla banca, determinano il tasso nominale su cui vengono calcolate le rate del fisso – seguono l’andamento del Bund. Questo scende proprio nelle fasi di tempesta finanziaria, durante le quali gli investitori si rifugiano in strumenti finanziari più sicuri. Quindi, l’equazione è servita: i mutui a tasso fisso diventano subito meno cari quando i mercati salgono sulle montagne russe.
Le prove sono schiaccianti: un anno fa gli indici Eurirs hanno toccato il minimo di tutti i tempi (con l’indice a 20 anni sprofondato a quota 2,7%) proprio in concomitanza dell’acuirsi della crisi greca. E anche in questo mese di luglio il copione, con proporzioni meno eclatanti, si sta ripetendo. Nell’ultima settimana l’Irs a 20 anni è scivolato da quota 3,89 a 3,54. Una differenza di circa 30 punti base che, tradotta in interessi da pagare su un mutuo di 150mila euro a 20 anni, equivale a un risparmio tra i 5 e 6mila euro. Quindi, la regola è: chi è orientato al tasso fisso tenga sott’occhio i movimenti degli Irs nelle fasi di turbolenza, considerando però che l’Irs su cui verranno calcolate le rate viene fissato il giorno della stipula (e non quello del preventivo).
È vero anche che, pur essendo più vantaggioso rispetto a inizio mese, il mutuo a tasso fisso resta più caro dell’attuale variabile. Nel confronto tra le migliori soluzioni proposte su Mutuisupermarket.it emerge che (a parità di spread, 1,15%) il miglior fisso a 20 anni su un mutuo di 150mila euro si traduce in una rata di 967 euro contro gli 800 del variabile. A questa buona notizia (per chi parte oggi con il variabile) si affiancano però notizie meno buone: nei prossimi 3-4 anni gli Euribor sono destinati lentamente ad aumentare. L’Euribor a 3 mesi, oggi all’1,6% arriverà – secondo i mercati future –a dicembre 2015 al 3,2% (vicino ma sempre più basso rispetto all’attuale Irs a 20 anni)
Questo è quanto "pensano" oggi i mercati. Tuttavia, considerato che nessuno ha la sfera di cristallo, abbiamo provato a stressare il movimento delle rate di un mutuo stipulato oggi al verificarsi di altri tre scenari futuri. Ipotizzando che nei prossimi 10 anni tasso Bce ed Euribor non vadano oltre il 2% (complice uno scenario di stagnazione economica) il mutuo a tasso variabile vincerebbe nettamente sia con il fisso che con il misto (con un risparmio in termini di interessi nel primo caso di 23.700 euro e nel secondo di 10.600).
«Riteniamo più probabile però il secondo scenario prospettato – spiega Stefano Rossini, ad di Mutuisupermarket.it – quello in cui i tassi procedano in linea con le evidenze statistiche degli ultimi 10 anni e quindi con Euribor intorno al 3%. Anche in questo caso il variabile risulterebbe più vantaggioso». Come ballerebbero le rate, invece, nel caso si verifasse uno scenario apocalittico? Ovvero se l’Italia dovesse uscire dall’Ue con ritorno alla lira? In questo caso (tassi alle stelle tra l’8 e il 10% trascinati da un’inflazione impazzita) il mutuo a tasso fisso vincerebbe il confronto senza mezzi termini.
Lo stress test sui tassi
Nessuno ha la sfera di cristallo per capire come si muoveranno gli indici Euribor e Eurirs su cui vengono calcolate le rate di mutui a tasso variabile e fisso.
Per questo motivo abbiamo provato ad ipotizzare tre scenari differenti per testare l’eventuale convenienza di un mutuo stipulato oggi, calcolato sulle migliori offerte disponibili sul portale MutuiSupermarket.it nelle tre tipologie più richieste (variabile semplice, fisso, misto con opzione di cambio tassi in corsa).
Nel primo scenario ipotizziamo un’economia europea in stagnazione o comunque in lentissimo movimento. Un quadro che costringerebbe con ogni probabilità la Banca centrale europea a mantenere il tasso ufficiale di riferimento (a cui sono legati gli indici Euribor) sotto la media storica e quindi non oltre il 2% nei prossimi dieci anni.
Nel secondo scenario, quello ritenuto oggi più probabile dagli esperti, i tassi di interesse europei si muoverebbero come hanno fatto negli ultimi 10 anni, oscillando tra l’1% e il 5 per cento. Infine, nel terzo scenario, provocatorio e apocalittico, si ipotizza uno sfaldamento della moneta unica europea, con ritorno per gli italiani alla lira, a partire dal 2015.