La Bce alleggerisce i mutui

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La Stampa

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La decisione della Bce di ridurre di un quarto di punto i tassi di riferimento, portando quello principale all’1,25%, quello marginale al 2% e quello sui depositi allo 0,50% a partire dalle operazioni effettuate dal 9 novembre, almeno in teoria dovrebbe migliorare le condizioni di chi, famiglia o impresa, chiede un prestito bancario per accendere un mutuo, fare un investimento o pagare un fornitore. Quella di Mario Draghi, alla sua prima mossa da banchiere centrale a Francoforte, «è una scelta molto opportuna e positiva. Un sostegno forte alla crescita in un momento difficile», commenta non a caso Emma Marcegaglia, presidente degli industriali italiani. In controtendenza rispetto al suo predecessore, Jean-Claude Trichet, che aveva manovrato aumentando i tassi di interesse di 50 punti base nel periodo 7 aprile -7 giugno 2011. «Per quanto riguarda la galassia privati e famiglie - spiega Stefano Rossini, ad di MutuiSupermarket.it - il taglio dovrebbe portare ad una ripresa della domanda di mutui a tasso variabile (scesa dal 68% del terzo trimestre al 64% nel quarto), complice una forte riduzione dei tassi di riferimento Irs: quello a 20 anni tra luglio e ottobre è diminuito di oltre 80 punti base, passando dal 3,67 al 2,83%».

Così per una famiglia che ha un mutuo a tasso variabile di 100.000 euro a 20 anni in corso di ammortamento, «la riduzione del tasso Bce farà risparmiare circa 13 euro sulla rata mensile, che diventano poco più di 150 euro annui», continua Rossini. Almeno, questo in teoria. Perché la stretta bancaria in corso è legata alla forte crisi di liquidità che affligge gli istituti di credito di tutta Europa. Dunque anche se il tasso base di riferimento viene tagliato poi le banche sono costrette ad applicarci uno spread molto alto, annullando il beneficio. Anche ammesso che la banca di riferimento ti conceda davvero il mutuo. Sull’onda del rischio Italia sui mercati, infatti, i nostri intermediari sono costretti a raccogliere denaro a costi maggiorati per restare liquidi. A cascata gli impieghi sono diventati più selettivi e i mutui più onerosi. Specie quelli per la casa, che valgono il 40% del portafoglio totale. Quasi tutti gli istituti, grandi e piccoli, in queste settimane stanno riprezzando i propri listini/prodotto, alzando sensibilmente lo spread applicato al tasso Euribor uguale per tutta l’eurozona. I ritocchi cambiano a seconda della banca ma non sono quasi mai inferiori  al punto percentuale. In alcuni casi si può salire fino a due punti. Il che significa che su un mutuo di 100.000 euro gli interessi possono aumentare tra i 600 e i 1200 l’anno, a seconda della durata. Non basta. Molte grandi banche sui mutui prima casa applicano ormai spread massimi fino al 3,50-3,60% contro il 2 di 6 mesi fa. A queste vette di costo diventa quasi impossibile per le famiglie sostenere la rata mensile, anche a fronte di un taglio di 25 punti base del tasso di riferimento Bce.

Lo stesso vale sui prestiti alle imprese. Il rialzo dei tassi applicati dalle banche sta purtroppo interessando l’intera industria italiana. Chi ha fatturati in calo ed è troppo indebitato insieme a chi esporta molto e possiede un’ampia gamma prodotti. Spesso l’aumento dello spread applicato all’Euribor a 3 mesi arriva fino a 4 punti percentuali. Una bomba a orologeria per un sistema bancocentrico come quello italiano, dove il 91% dei finanziamento alle imprese passa dallo sportello. Basterà il taglio deciso a Francoforte per invertire la rotta? Difficile. «Solo una riduzione strutturale dello spread sui titoli di Stato può davvero migliorare l’accesso al credito. Ma per farlo non bastano gli interventi della Bce, ci vogliono riforme strutturali in grado di abbattere il rischio debito sovrano e incentivare la crescita», spiegano gli esperti di Mutuionline.

Chi invece sarà (lievemente) penalizzato dalla mossa Bce sono i risparmiatori italiani. Chi ha un semplice conto corrente o un conto deposito, in questi mesi è già stato colpito dalla spirale inflazionistica. Adesso, lo saranno anche dalla riduzione dei tassi di interesse.

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