Acquistare casa è una delle scelte più importanti e forse il maggiore investimento nella vita della gran parte degli italiani. Comprare casa con un mutuo significa fare un sforzo economico consistente e che a volte impegna per buona parte della vita. La prima casa esprime sempre il desiderio delle famiglie di migliorare la propria condizione abitativa.
Dopo anni di crisi, il mercato immobiliare riprende decisamente fiato. Secondo le ultime rilevazioni emerse dall’Osservatorio sul Mercato Immobiliare di Nomisma di luglio, analizzando il segmento della vendita, le intenzioni di acquisto sono passate dai 2,2 milioni del 2017 ai 2,6 milioni del 2018.
Di queste, 722 mila sono quelle che si stanno già muovendo, con quasi 1,9 milioni di famiglie che hanno espresso la volontà di comprare nei prossimi mesi.
Vince l’intenzione espressa di acquistare una prima casa, a cui sono interessate circa 1,7 milioni di famiglie, mentre sono solo 476 mila i nuclei che intendono acquistare una seconda casa.
La novità rispetto al passato, sempre secondo Nomisma, consiste nella ripresa della componente di investimento nel rivolgere l’attenzione alla seconda casa: oggi rappresenta il 15,4% delle manifestazioni d’interesse quando nel 2017 pesava solo per il 6,1%.
La dipendenza da mutuo riguarda oltre l’80% della domanda potenziale di acquisto. Il costo medio dei nuovi mutui alle famiglie per l'acquisto di una casa viaggia attorno all'1,8 per cento. Questo valore è lievemente calato nel secondo trimestre, come ha segnalato Bankitalia nel Bollettino economico del 13 luglio.
In questo scenario di offerta appetibile, si attende una continua crescita delle domande di mutuo per la casa da parte delle famiglie anche nel trimestre estivo. Il calo dei costi è perlopiù legato all'abbassamento dei tassi fissi.
Tra lo spread un po’ ballerino e l’annuncio della fine del Quantitative Easing, il possente quantitativo di liquidità a basso costo immesso sui mercati dalla Banca Centrale Europea per contrastare la crisi, non si era certi che i tassi d’interesse dei mutui, già ai minimi storici, continuassero a scendere, arrivando sempre più vicino allo zero.
Ha sorpreso la reazione dei mercati, tanto che le condizioni contrattuali per chi stipula un mutuo oggi sono così vantaggiose che quasi quasi non si ha memoria di un momento altrettanto favorevole negli ultimi anni; sicuramente bisogna spingersi fino al 2006 per trovare qualcosa di simile.
Fatto sta che a giugno l’Eurirs a 20 anni, il tasso di riferimento su cui viene calcolato il tasso fisso, sfiora l’1,46%, mentre l’Euribor a un mese, il tasso interbancario che serve per calcolare i mutui a tasso variabile, è fisso da mesi a -0,37%.
Nonostante il mutuo a tasso fisso resti il preferito dagli italiani, non sono pochi i cittadini che stipulano un contratto a tasso variabile, attirati dalle percentuali in negativo che rendono il prodotto davvero vantaggioso.
Investire oggi nel mattone, in pratica, rappresenta un vero e proprio investimento, anche perché c’è da considerare che i prezzi delle case continuano a essere abbastanza bassi e i segnali che arrivano dal settore immobiliare sono piuttosto vivaci.
Dunque nonostante la fine del QE, data l’attuale politica monetaria, i potenziali mutuatari non vedranno aumentare le somme necessarie per acquistare un immobile a fronte della richiesta di un mutuo casa.
E la direzione sembra proprio questa: l'offerta è elevata e i tassi applicati restano molto bassi, anche in prospettiva.
L'Indagine sul credito bancario nell'area euro (Bank lending survey) conferma queste tendenze per l'Italia: ci sono più chance di crescita della domanda di credito per comprare casa.
Le famiglie potrebbero approfittare dei tassi molto bassi, visto che il loro livello di indebitamento in rapporto al reddito disponibile era sceso al 61,1% a inizio anno, un livello ben al di sotto della media dell'area euro (94,8%).
Si prospettano dunque interessanti novità per la vendita e l’acquisto degli immobili nel nostro Paese, ma anche per l’intero mercato immobiliare più in generale.
Se infatti il QE fino a questo momento ha facilitato gli istituti di credito rendendoli più propensi ad erogare denaro, la sua fine non comporterà, almeno in un primo momento, un’interruzione di questo andamento positivo.