Il mercato immobiliare vive un periodo di incertezza non limitato al contesto europeo; anche le altre due principali macro-aree mondiali, la Cina e gli Stati Uniti, vivono una fase di forte instabilità, prodotta, da un lato, da una crescita troppo forte e spesso incontrollata dell’offerta di immobili, dall’altro, da una difficoltosa uscita dalla crisi dei mutui subprime, ancor oggi tutt’altro che assorbita.
La pubblicazione dei dati sull’andamento dei prezzi delle case in Cina erano particolarmente attesi: gli analisti monitorano da parecchi mesi la bolla immobiliare, la cui crescita non ha dato segni di rallentamento negli ultimi trimestri, nonostante il governo abbia messo in guardia ripetutamente gli investitori sulle capacità effettive di assorbimento del mercato, di fronte ai fortissimi tassi di crescita dell’edilizia residenziale. Ebbene, nonostante i ripetuti allarmi, nel mese di luglio il prezzo delle nuove case è aumentato in 50 aree metropolitane. Il mattone cinese è dunque ancora in forte crescita, spinto verosimilmente dai due tagli dei tassi di interesse di riferimento effettuati dall’autorità monetaria, che hanno reso più convenienti i mutui. Nonostante ciò, la pressione al ribasso sui prezzi dovuta alla forte giacenza di invenduto resta forte.
Anche l’immobiliare statunitense vive una stagione di leggero miglioramento, anche se permangono forti dubbi sulla stabilità del sistema, ancora lungi dal riguadagnare la solidità che aveva prima del collasso del mercato dei mutui e del conseguente crollo del valore degli immobili. In termini geografici, si assiste ad un leggero aumento dei prezzi sia nel nord est del paese che nel sud ovest, mentre i problemi principali si concentrano negli stati centrali, quelli più duramente colpiti dalla crisi e con il tasso di mancato rimborso dei mutui più elevato.