Il secondo semestre 2017 potrebbe aprire nuovo scenario nel mondo dei mutui, un cambiamento , iniziato in sordina negli ultimi mesi. Finora il tasso fisso è stato il più popolare anche nella prima parte di quest’anno per quanto concerne i mutui erogati agli italiani. Quando si parla di finanziamenti tra surroghe e nuovi mutui, il tasso fisso è risultato l’indiscusso vincitore, il preferito dagli italiani, monopolizzando il mercato a lungo.
Ciò nonostante dal 2015 l’indice Euribor, il tasso di riferimento che indica il tasso di interesse medio delle transazioni finanziarie in euro tra le principali banche europee per il calcolo dell’indicizzazione dei mutui ipotecari a tasso variabile, ha veleggiato in terreno negativo, risultando più vantaggioso. I tassi IRS, i parametri che determinano i tassi fissi dei mutui in Italia, sono costantemente cresciuti nell’ultimo anno toccando dei picchi proprio nella scorsa settimana.
La forte convenienza dei tassi fissi si è ridotta sempre più e i mutuatari potrebbero optare per un altro tipo di scelta. Se rispetto a un anno fa lo scenario è appunto mutato, chiedere un mutuo, si sa, resta sempre un passaggio importante per agli aspiranti acquirenti, un “percorso” che va intrapreso con ponderazione. La stipula di un mutuo richiede continuamente prudenza da parte di chi lo sottoscrive, che sia single, padre di famiglia, coppia, giovane di basso reddito o manager. E’ sempre opportuno avere un’idea chiara dell’andamento dei tassi e sapersi destreggiare fra possibili cambiamenti e oscillazioni del mercato.
E quali sono i motivi di questo vento di cambiamento? Molto semplicemente perché i tassi dei prestiti, mutui inclusi, si adeguano all'andamento dell'inflazione.
Con la crescita dell’inflazione nell’Eurozona, i tassi Irs, dopo aver toccato i livelli minimi, sono risaliti e questo ha spinto in alto il tasso fisso applicato dalle banche. Di contro, negli ultimi 10 mesi il variabile è sceso. Così il differenziale tra i due tassi è cresciuto del 70%.
Ad oggi, sottoscrivere un mutuo a tasso fisso comporta accettare un tasso maggiore che si aggira oltre l’1% rispetto al variabile. I mutuatari sanno che scegliendo il variabile possono andare incontro a un aumento dei tassi, ma molti cominciano a capire che i rialzi dovrebbero essere molto lenti e graduali, confortati dalle parole del governatore della Bce, Mario Draghi.
Le previsioni sull'andamento dell’Euribor a 3 mesi dicono, inoltre, che l’attuale tasso variabile andrà ad eguagliare l’attuale fisso solo fra cinque anni. Ecco perché tutti questi fattori potrebbero spingere il tasso variabile e ribaltare uno scenario che negli ultimi tempi ha visto primeggiare la scelta del tasso fisso in favore dei mutui a tasso variabile.