BCE: tassi fermi, tutti in attesa dei dazi USA. Ecco perché il taglio è rinviato a settembre

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Nessuna sorpresa dalla riunione BCE di luglio: dopo otto tagli consecutivi, il Consiglio direttivo ha deciso di mantenere invariati i tassi di riferimento (depositi al 2%, rifinanziamenti al 2,15%, prestiti marginali al 2,40%). Una scelta ampiamente attesa dai mercati, che non varia l’aspettativa per il medio termine: un ultimo taglio entro la fine dell’anno o al più tardi all’inizio del 2026 è ancora la prospettiva più quotata.

Perché il taglio non è arrivato ora? Questione di dazi (e di dati)

Il motivo principale è legato all’approccio “data-based” ribadito ancora una volta da Christine Lagarde: con l’inflazione perfettamente in linea con il target del 2%, non c’era urgenza di intervenire prima di un passaggio cruciale come l’entrata in vigore dei dazi USA, prevista per inizio agosto.

A quel punto lo scenario potrà divergere in due direzioni:

  • Accordo EU-USA: le tensioni si risolvono e l’impatto sull’inflazione resta neutro o moderatamente disinflazionistico.
  • Nessun accordo e contromisure europee: l’eventuale risposta con controdazi potrebbe spingere al rialzo i prezzi importati e riaccendere temporaneamente le pressioni inflazionistiche.

Decidere adesso avrebbe significato muoversi nel buio. Aspettare settembre – la prossima riunione è prevista per l’11 – consente invece di calibrare la politica monetaria con più elementi sul tavolo.

Quadro economico: resilienza, ma incertezza geopolitica

Il contesto descritto dalla BCE conferma una crescita moderata ma resiliente: il PIL del primo trimestre ha sorpreso al rialzo (+0,3%), sostenuto da consumi e investimenti, e il mercato del lavoro resta un pilastro con disoccupazione al 6,3% e salari in rallentamento (+3,8% su base annua) che impattano positivamente sul costo del lavoro.

Allo stesso tempo, la Banca centrale sottolinea ancora una volta il quadro di “eccezionale incertezza”: tensioni commerciali, guerra in Ucraina e conflitti in Medio Oriente pesano sull’umore dei mercati e sugli investimenti aziendali. Le aspettative d’inflazione a lungo termine restano ancorate intorno al target, ma Lagarde ha avvertito che bisogna restare vigili, poiché la prospettiva potrebbe mutare rapidamente a seconda degli sviluppi politici e commerciali globali.

Mutui: agosto senza scossoni, occhi puntati su settembre

Per i mutui italiani, il mese di agosto non dovrebbe portare grandi cambiamenti:

  • A luglio l’IRS 20 anni ha registrato una moderata ascesa, che lo aveva portato a metà mese a toccare quota 2,95%. Il rialzo è però già in parte rientrato (2,85% il 24 luglio), avvicinandosi ai livelli di inizio mese. Di conseguenza, i mutui a tasso fisso non dovrebbero registrare variazioni significative nei listini delle banche nelle prossime settimane.
  • Per i variabili, l’Euribor resta sostanzialmente allineato al tasso sui depositi BCE, quindi la decisione di luglio non avrà impatti immediati sulle rate.

Tutto rimandato a settembre, quando la BCE – con un quadro più chiaro sull’effetto dei dazi USA – potrebbe decidere di chiudere definitivamente il ciclo di tagli.

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