BCE: ottavo taglio ai tassi, ma lo scenario resta incerto. Ecco cosa cambia ora.

La decisione ufficiale
E sono otto. Otto tagli ai tassi da parte della BCE, a partire dal 2024, l’ultimo, atteso, nella giornata di ieri 5 giugno 2025. Giù di altri 25 punti base, che portano il tasso sui depositi al 2%, %, quello sui rifinanziamenti principali al 2,15%, quello sui prestiti marginali al 2,40%. Sulla decisione, il Consiglio direttivo per bocca di Christine Lagarde si è detto quasi unanime: uno solo il dissenso.
Un taglio atteso, ma non banale
Come sappiamo, i mercati lo avevano già messo in conto, e ciò si è visto riflesso nella dinamica dell’Euribor a 3 mesi, già in linea da settimane con il tasso sui depositi. Siamo in dirittura d’arrivo, alla fine di un ciclo di politica monetaria segnata da continui shock all’economia: il COVID, la guerra in Ucraina, il rialzo dei prezzi dell’energia. Questo cosa significa per le decisioni future? Finora, la BCE si è comportata in linea con le aspettative degli analisti – il taglio di ieri era già stato fattorizzato dall’Euribor a 3 mesi – quindi resta lecito aspettarsi un altro taglio entro la fine dell’anno: le proiezioni più recenti continuano a dare l’Euribor sotto l’1,80% entro la primavera 2026. La posizione ufficiale, però, resta la medesima: continueranno ad affidarsi ai dati e decidere volta per volta, in uno scenario che resta “di eccezionale incertezza”.
Per il periodo Gennaio 2022 – Giugno 2025 indicati i valori medi mensili di Euribor 3 mesi e IRS 20 anni.
Per i valori attesi da Luglio 2025 a Giugno 2030 estrapolati i dati dalle quotazioni dei Futures sull’Euribor 3 mesi scambiati sul Mercato Liffe di Londra il 06/06/2025.
Inflazione: missione (quasi) compiuta?
Il target del 2% è stato, infine, centrato: a maggio l’inflazione si attesta all’1,9%, rientrando per la prima volta da mesi pienamente nel range a cui punta la BCE. Le previsioni per i prossimi anni sono al ribasso di uno 0,3% rispetto a quelle di marzo: ora si scommette su una media del 2,00% per il 2025 (vs 2,3% a marzo), per poi scendere fino all’1,6% nel 2026 (vs 1,9%) e tornare al 2% nel 2027. La dinamica dei prezzi si sta quindi riassestando, trainata da un rafforzamento dell’euro e da ipotesi più favorevoli sui prezzi dell’energia.
Anche l’inflazione di fondo – che esclude energia e alimentari – mostra segnali di allentamento: il tasso core è atteso al 2,4% nel 2025, per poi scendere all’1,9% sia nel 2026 che nel 2027. Un’evoluzione che lascia intendere un graduale ritorno alla stabilità, pur con qualche residua pressione nei servizi e nel comparto salariale.
Crescita: debole ma resistente
Le prospettive sulla crescita restano invariate: gli esperti stimano una media dello 0,9% per il 2025. Un primo trimestre più vivace del previsto (+0,3%) non è stato sufficiente a modificare le previsioni, che riflettono aspettative fiacche per il resto dell’anno. A pesare sul quadro economico sono soprattutto l’incertezza legata alle politiche commerciali globali e il rafforzamento dell’euro, che potrebbero penalizzare esportazioni e investimenti aziendali. Tuttavia, nel medio periodo diversi elementi contribuiscono a sostenere l’attività economica: un mercato del lavoro ancora solido, l’aumento dei redditi reali e un clima di fiducia relativamente stabile. A questo si aggiunge l’impatto positivo previsto da maggiori investimenti pubblici in settori strategici come difesa e infrastrutture, che dovrebbero rafforzare la capacità di tenuta dell’economia di fronte agli shock globali. I numeri previsti per il 2026 e per il 2027 tendono a un irrobustimento della crescita: 1,1% e 1,3% rispettivamente.
Il grande punto interrogativo: i dazi USA
Neppure stavolta la BCE ha potuto evitare di affrontare lo spettro delle tensioni commerciali a livello globale, con lo spettro dei dazi USA ancora in agguato – pur tra false partenze e battute d’arresto. La Lagarde questa volta ha dipinto con maggiore precisione due scenari alternativi legati all’andamento dello scenario:
- Qualora le tensioni si inasprissero, e i dazi dovessero affaticare e rallentare la crescita, possiamo aspettarci uno 0,5% per quest’anno, allo 0,7% nel 2026 e all’1,1% nel 2027 con un’inflazione che rimane sotto il target del 2%.
- Nel caso in cui invece le tensioni dovessero risolversi positivamente, possiamo aspettarci una crescita superiore alle proiezioni base – 1,2% di crescita del PIL per il 2025, 1,5% e 1,4% nei due anni successivi. Ci sarebbe da mettere in conto anche un rialzo, pur moderato, dell’inflazione, che potrebbe toccare il 2,1% per il 2027.
Lo scenario “negativo” avrebbe come conseguenza una maggior necessità di stimolare l’economia. La risposta della BCE, a quel punto, potrebbe prendere la forma di ulteriori tagli ai tassi attualmente non previsti ma impossibili da escludere.
Mutui e credito: lo scenario europeo
Christine Lagarde ha anche commentato l’andamento delle condizioni di credito nell’area euro, evidenziando gli effetti tangibili delle recenti riduzioni dei tassi. Tra i settori che ne stanno beneficiando maggiormente, spicca quello dei mutui: ad aprile, il tasso medio sui nuovi mutui ipotecari si è mantenuto stabile al 3,3%, ma con una crescita dell’erogato che accelera lievemente, raggiungendo un +1,9% su base annua.
Un segnale che indica un graduale ritorno di fiducia da parte delle famiglie europee, favorito anche da condizioni di finanziamento più favorevoli.
Più in generale, il credito alle imprese risulta in lieve miglioramento: il tasso medio sui nuovi prestiti è sceso dal 3,9% di marzo al 3,8% di aprile, mentre i finanziamenti bancari sono cresciuti con un ritmo annuo del 2,6% (contro il 2,4% del mese precedente).
Mercato mutui in Italia: il panorama all’indomani dei tagli
L’effetto del taglio sui tassi variabili – già ampiamente prezzato – comincia a farsi sentire: ad esempio, un titolare di mutuo con capitale residuo di 150.000 euro da estinguere in 30 anni potrà risparmiare quasi 20 euro a rata.
Per quanto riguarda i nuovi mutui, chi sceglie oggi un tasso variabile può ottenere condizioni concretamente più vantaggiose rispetto a un fisso equivalente – almeno nel caso di immobili a bassa efficienza energetica.
Sul fronte dei mutui green, invece, continua a prevalere il fisso, complice la presenza di promozioni ancora molto competitive, come quella in corso di Crédit Agricole.
In generale, le offerte a tasso fisso hanno risentito del leggero rialzo dell’IRS, recepito da tutti gli istituti che calcolano i tassi secondo la formula IRS + spread. Tra le banche che adottano tassi finiti, invece, si osservano comportamenti differenziati: Intesa Sanpaolo ha lasciato invariati i propri listini, mentre altri – come BPER Banca – hanno applicato aumenti contenuti, fino a un massimo di 10 punti base.
Da lunedì 9 giugno sono attesi piccoli tagli: BNL ha già comunicato il nuovo listino, che prevede sconti fino a 20 punti base sui tassi fissi. E non è escluso che anche altri istituti decidano di adeguarsi, per non cedere terreno commerciale ai concorrenti più dinamici, come Crédit Agricole.
Le migliori offerte a tasso variabile
Banca | Rata | TAN | TAEG |
ING | 561,94 € | 2,62% | 2,76% |
Sella | 571,54 € | 2,75% | 2,94% |
Banco BPM | 587,23 € | 2,96% | 3,10% |
Webank | 591,00 € | 3,01% | 3,10% |
UniCredit | 582,72 € | 2,90% | 3,13% |