La «riforma» dell’Euribor che diventa ibrido: ma cosa cambia per i mutui?

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La «riforma» dell’Euribor che diventa ibrido: ma cosa cambia per i mutui?

L’Euribor (acronimo di Euro Interest Bank Offered Rate) è un tasso di riferimento, fissato giornalmente dalla European Banking Federation, che indica il tasso di interesse medio delle transazioni finanziarie in Euro tra le principali banche che operano nell'Unione Europea. La nascita dell'Euribor è avvenuta contestualmente a quella dell'Euro, il 1° gennaio 1999; più precisamente il primo tasso Euribor è stato definito il 30 dicembre 1998, con validità dal 4 gennaio 1999. 

Non c'è un solo tasso Euribor: vengono infatti definiti tassi per durate di tempo differenti, che variano tra una settimana e un anno. Come per tutti gli interessi in relazione alla loro durata, l'Euribor è crescente con la durata del prestito: un Euribor a 1 anno (indicato come EUR 12M) è maggiore di un Euribor a 6 mesi (EUR 6M), e questo è maggiore di un Euribor a 3 mesi (EUR 3M). L'Euribor varia solamente in funzione della durata del prestito e non dipende quindi dall'ammontare del capitale.

Quando si parla di Euribor ritorna subito alla in mente la grande crisi del 2007, quando impennandosi, determinò l’aumento record delle rate dei mutui a tasso variabile per le famiglie europee.

Da lì è iniziato un lungo percorso per cambiare la metodologia di determinazione dell’Euribor. Se questo processo si fonda sulle rilevazioni di circa 30 banche in 12 paesi, ora si è pensato di rendere tale metodo di indicazione dell’Euribor più sicuro e trasparente. 

Come? Definendolo in base alle transazioni effettive avvenute sul mercato, con l’obiettivo di evitare oscillazioni dell’attuale indicatore, che ricordiamo è ai minimi storici. 

Ma la strada per riformare questo parametro si è mostrata più impervia di quanto si immaginasse, incontrando sul cammino un ostacolo chiamato EMMI, European Money Market Institute che ha bocciato la nuova metodologia di definizione dell’Euribor, perché i valori risultano poco affidabili e molto volatili.

La stessa EMMI ha così presentato una soluzione “ibrida” per determinare l’Euribor, che si basa in parte sulle transazioni di mercato e, qualora queste non fossero disponibili, su altri prezzi che tuttavia non sono stati precisati. 

I tempi per attuare tale riforma e la conseguente sperimentazione della versione “ibrida” si dilatano e si parla almeno del 2019.

Ma cosa significherà cambiare la determinazione dell’Euribor per chi ha alle spalle un mutuo a tasso variabile? Non comporterà per forza problemi, visto che la soluzione ibrida proposta dall’EMMI potrebbe offrire maggiori garanzie di stabilità. 

Se infatti è vero che il contesto resta quello attuale, con il rischio di manipolazioni sempre dietro l’angolo, è ugualmente chiaro che per il momento si è evitata una soluzione che avrebbe portato a risultati molto volatili e quindi poco desiderabili anche per un risparmiatore. Un conto sono gli effetti determinati sulla rata da scarti di pochi centesimi, un conto è invece un effetto ben più sintomatico sul tasso, magari anche di qualche decimo o più, che si rischierebbe con un tasso calcolato in base alle transazioni del mercato in un momento di tensione.

Per ora, i mutui che hanno come riferimento l’Euribor continueranno a godere di un indicatore in territorio negativo.

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