È di nuovo in arrivo il Redditometro, un sistema di controlli automatici per verificare gli scostamenti tra redditi e spese, incluse quelle sostenute per il mutuo.
Redditometro 2021: ritorna lo strumento di controllo del Fisco
Il Governo pensa di far ripartire il Redditometro, un sistema di controllo fiscale che si basa sugli scostamenti tra redditi dichiarati e tenore di vita del dichiarante. Se lo scostamento supera il 20%, scatta il controllo automatico e il Fisco invita il contribuente a giustificare determinate spese pur non avendo redditi sufficienti a sostenerle.
Nel mirino dell'Agenzia delle Entrate finirebbero le spese per mutuo o affitto di casa, medicine, scuola e università, gestione dell’auto, bollette, consumi telefonici e abbonamenti alle pay TV. L’accertamento si basa anche sulle medie ISTAT per le spese alimentari e per l’abbigliamento considerando 55 diverse tipologie di famiglie tipo.
Dall'incrocio dei dati statistici con tutte le informazioni sulle spese sostenute dalle famiglie, già in possesso del Fisco (si pensi a tutti i dati che troviamo nella dichiarazione precompilata o a quelli relativi ai conti correnti regolarmente trasmessi dagli istituti di credito), i controlli possono essere sempre più precisi e dettagliati.
Al momento della verifica dovrà essere il contribuente a giustificare lo scostamento. Un classico esempio è quello di un regalo in denaro da parte di un familiare, che consente di fare un acquisto che va al di là delle normali disponibilità economiche del nucleo familiare. Il nostro consiglio in tal senso è sempre quello di far transitare denaro e spese attraverso strumenti di pagamento tracciabili, in modo da poterli ricostruire in caso di convocazione da parte dell'Agenzia delle Entrate.
Per il nuovo Redditometro è già pronto lo schema del decreto e il dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia ha aperto una consultazione con le categorie interessate, per giungere ad una versione definitiva condivisa.
Mutui e Redditometro 2021
Tra le uscite monitorate dal Fisco ai fini del Redditometro, anche quelle relative ai mutui. È già accaduto in passato che il mutuo fungesse da strumento di verifica per dimostrare che l'accrescimento del patrimonio del contribuente non fosse compatibile con i redditi dichiarati.
Su un caso specifico si è espressa la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26668/20, che ha dato ragione all'Agenzia delle Entrate a seguito del ricorso di un contribuente.
Il caso riguardava l'acquisto di un immobile per 380 mila euro, con la contestazione del Fisco per via dell’incremento patrimoniale incompatibile con i redditi dichiarati negli anni di imposta tra 2003 e 2006.
Il contribuente affermava che il Fisco non avesse preso in considerazione la documentazione che dimostrava come una parte del mutuo fosse stato pagato dai genitori.
La Cassazione ha respinto le motivazioni perché anche sottraendo all'importo del mutuo la parte pagata dai genitori, comunque il capitale residuo resta incongruo rispetto ai redditi dichiarati.
La Suprema Corte precisa inoltre che:
"qualora l'ufficio determini sinteticamente il reddito complessivo netto in relazione alla spesa per incrementi patrimoniali ed il contribuente deduca e dimostri che tale spesa sia giustificata dall'accensione di un mutuo ultrannuale, il mutuo medesimo non esclude ma diluisce la capacità contributiva; ne consegue che deve essere detratto dalla spesa accertata (ed imputata a reddito) il capitale mutuato, ma ad essa vanno, invece, aggiunti, per ogni annualità, i ratei di mutuo maturati e versati.
E dunque il mutuo stipulato per l'acquisto di un immobile non esclude, ma diluisce la capacità contributiva, sicché deve essere detratto dalla spesa accertate il capitale mutuato, dovendo invece sommarsi, per ogni annualità, i ratei di mutuo maturato e versati."