Tutto come previsto: il 6 marzo il Consiglio Direttivo della BCE ha annunciato l’atteso taglio 25 punti base sul tasso sui depositi, che scende da 2,75% a 2,50%. Il sesto allentamento della politica monetaria da inizio 2024, che porta di conseguenza il tasso di rifinanziamento a 2,65% e quello dei prestiti marginali al 2,90%.
Se la volta scorsa la presidente Christine Lagarde aveva definito la politica monetaria ancora rigida, secondo le sue dichiarazioni con l’ultima manovra essa “diviene sensibilmente meno restrittiva”. L’impressione è che la distensione a cui si lavora dallo scorso anno sia stata in larga parte raggiunta, e la rotta ora è quella dichiarata ormai più volte durante le ultime riunioni del Consiglio: le decisioni vengono prese volta per volta, sotto la guida dei dati.
Niente più tagli?
Le previsioni sull’inflazione complessiva media hanno già subito una revisione al rialzo nel breve termine:
- 2,3% nel 2025
- 1,9% nel 2026
- 2,0% nel 2027
Tre mesi fa, le stime erano leggermente più basse (2,1%, 1,9% e 2,1% rispettivamente a dicembre). Questo aggiornamento è dovuto esclusivamente all’andamento dei prezzi dell’energia e non incide sulla previsione del raggiungimento dell’obiettivo della BCE del 2% nel medio termine, ma la situazione internazionale è al momento estremamente complessa.
Le conseguenze economiche dei dazi americani devono ancora essere completamente assimilate dagli operatori di mercato. Inoltre, un aumento della spesa pubblica – sia per il potenziamento degli armamenti, come annunciato dalla presidente della Commissione Europea, sia per la creazione di fondi a sostegno della produzione interna – avrà inevitabilmente un impatto sull’inflazione interna.
La BCE, il cui compito principale è proprio il controllo dell’inflazione, potrebbe quindi trovarsi costretta a contrastare queste spinte al rialzo con un nuovo aumento dei tassi. In questo scenario, il piano di riduzione dei tassi potrebbe subire una pausa, o addirittura essere accantonato del tutto.
Vicini al minimo
Anche nell’ipotesi più ottimistica, in cui i tagli non vengano interrotti, siamo comunque vicini alla loro conclusione. Secondo le previsioni più accreditate, restano da aspettarsi al massimo altri due tagli.
L’Euribor è sceso in conseguenza diretta del recente taglio, ma l’IRS ha già ripreso a salire. Questo perché l’IRS anticipa le aspettative sui tassi BCE: più che il taglio appena effettuato, a influenzarlo sono le prospettive di una futura risalita dei tassi.
Nel mese di marzo, i mutui a tasso fisso continueranno a essere più convenienti rispetto a quelli a tasso variabile, poiché fanno ancora riferimento al costo del denaro registrato a febbraio. Tuttavia, ad aprile, assisteremo finalmente alla prevista inversione dei tassi: dopo un biennio anomalo in cui i mutui a tasso variabile sono stati più costosi di quelli a tasso fisso, la situazione tornerà alla normalità.