Il tasso fisso in calo spinge le domande di surroga

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Il tasso fisso in calo spinge le domande di surroga
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Il Sole 24 Ore

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Il coronavirus ha avuto un triplice effetto sul mercato dei mutui. Sono innanzitutto diminuiti i tassi di interesse e quindi i costi dei prestiti ipotecari. La diminuzione del costo ha quindi favorito un aumento delle surroghe (quelle operazioni con cui si sposta il mutuo presso un’altra banca, si veda articolo a pagina 2). Ma nonostante i tassi siano scesi, l’erogazione stimata di nuovi mutui a marzo è in profondo calo rispet-to al +30% registrato tra gennaio e febbraio. 
Questo perché in un clima di incertezza sul futuro la gente preferisce rimandare l’acquisto della casa, che è ovviamente un progetto importante e richiede che vi sia un po’ di luce all’orizzonte.

La discesa del tasso fisso

Da inizio anno l’Eurirs (l’indice utilizzato dalle banche per i mutui a tasso fisso) a 20 anni è calato di 32 punti base (con un picco di 68 punti base in meno registrato il 13 marzo), è in alcune giornate è finito addirittura in negativo. La fetta più importante di questo calo è stata registrata dalla seconda metà di febbraio: cioè da quando il coronavirus ha “infettato” anche i mercati finanziari. 

Da metà marzo in poi – quando anche le Borse sono risalite –è tornata un po’ più di fiducia sul futuro e anche gli Eurirs sono risalti restando comunque oltre 30 punti base sotto i valori di inizio anno. Questo, tradotto sul mercato, ha reso i mutui a tasso fisso mai così vantaggiosi. Oggi è possibile stipulare un mutuo a tasso fisso intorno allo 0,5-0,6 per cento.

I mutui a tasso fisso sono scesi a tal punto da superare in partenza in alcuni casi (sebbene per pochi punti base) addirittura i tassi dei mutui variabili, che pure orbitano intorno a percentuali simili. E questo è un paradosso finanziario, visto che in partenza il tasso fisso (incorporando una sorta di assicurazione che protegge da un futuro rincaro dei tassi, polizza di cui il variabile è sprovvisto per natura) dovrebbe costare sempre un po’ di più del variabile.

La (lieve) risalita del variabile

L’aggancio (e in alcuni casi) il sorpasso in termini di conve-nienza del fisso sul variabile è avvenuto perché gli Eurirs sono scesi molto più degli Euribor che, invece, sono addirittura risaliti. 

Più nel dettaglio, gli Euribor che già in fasi normali hanno pochi margini di discesa, dato che seguono da vicino il tasso sui depositi stabilito dalla Banca centrale (attualmente a -0,5%) –durante questa crisi sono aumentati di circa 15 punti base. Questo perché la crisi sta causando uno stress di liquidità a breve termine (e l’Euribor è uno dei tassi che ne esprime il costo assieme al Libor statunitense) sul mercato interbancario: la liquidità (seppur abbondante) è infatti diventata una risorsa sempre più preziosa per mante-nere in vita le aziende in tempi di lockdown. 

La risalita degli Euribor ha quindi comportato che ad aprile 2020, per la prima volta in 70 mesi, qualche mutuatario a tasso variabile abbia visto aumentare la quota di interessi (seppur di pochi euro) all’interno della rata. 

La rata «bloccata»

Anche questo – come evidenzia anche la bussola Crif-MutuiSupermarket.it relativa al primo trimestre 2020 – spiega l’ulteriore allungo di famiglie e privati verso le richieste di mutui a tasso fisso. Sul canale online, le preferenze della domanda verso il fisso passano infatti dall’89%nel quarto trimestre 2019 al 92% del totale nel primo trimestre 2020. Privati e famiglie, consci del momento unico di mercato, scelgono di bloccare la rata del proprio mutuo per l’intero periodo di rimborso approfittando di tassi fissi a livelli prossimi ai minimi storici di sempre.

Meno acquisti e prestiti

Quanto alle erogazioni, però, i prossimi mesi potrebbero confermare la tendenza calante. «Lo sviluppo esplosivo dell’epidemia di Covid-19 a partire da inizio marzo ha cambiato drasticamente lo scenario e ha interrotto in maniera netta e brusca i trend positivi rilevati fra fine 2019 e inizio 2020», commenta Stefano Rossini, amministratore delegato e fondatore di MutuiSupermarket.it

«Le doverose misure di lockdown messe in atto dal Governo hanno generato immediati impedimenti operativi ai normali processi di ricerca casa, inoltro richieste di mutuo in banca e finalizzazione di atti di compravendite e mutuo; rinviando e posticipando a data da definirsi decine di migliaia di nuove operazioni già pianificate. Oltre a ciò – osserva ancora Rossini – il diffondersi di un clima generale di incertezza potrebbe ulteriormente rallentare la ripresa delle normali attività a valle del rientro dell’emergenza coronavirus, e questo a prescindere dall’effettiva durata delle misure di sicurezza in essere. Gli shock avversi oggi in atto potrebbero dunque portare il settore dell’immobiliare e dei mutui a pagare pesanti tributi nel corso dei prossimi trimestri».

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