Domanda positiva di nuovi mutui, compravendite (e prezzi degli immobili) che hanno ripreso a salire. Il quadro che emerge dalla Bussola Crif - Mutuisupermarket.it sul Real Estate italiano nel terzo trimestre 2018 è più che roseo. «Eppure qualche nuvolone già si intravede all’orizzonte», segnala Stefano Rossini, fondatore e amministratore delegato di Mutuisupermarket.it, portale di ricerca e comparazione mutui che ha accesso ai prodotti di Banche e Istituti di Credito che rappresentano oltre il 90% del mercato italiano. «Mi riferisco al dibattito in corso sul Def, che ha un effetto immediato sull’affidabilità del Paese, sui tassi di interesse che questo deve pagare sul proprio debito e, a cascata, sul valore dei titoli Stato posseduti dalle banche, che, diminuendo, causano impatti forti sugli stati patrimoniali. Accade così che, per non perdere terreno sui margini, gli istituti aumentano a loro volta i tassi di interesse al cliente finale». A ottobre in 13 istituti hanno rivisto il pricing dei mutui a tasso fisso: «Si è trattato per lo più di un adeguamento tardivo all’Irs (Interest Rate Swap, ovvero il valore del tasso di interesse applicato a un mutuo a tasso fisso, nda) che da luglio era cresciuto di 12 punti base. Bisognerà osservare accadrà nelle prossime due o tre settimane per capire se si tratta invece del primo step di un percorso in risalita che si riverbererà sulle famiglie». In ogni caso, assicura Rossini, non ci sono le condizioni per immaginare uno scenario come quello del 2011. «Allora non c’era la politica monetaria espansiva della Bce che ha messo le banche in condizione di operare con risorse monetarie ampie», ricorda Rossini. «Non vedo dunque nel breve problemi di liquidità e di impieghi nei mutui. Le stesse banche hanno per lo più outlook positivi di crescita sui flussi di erogazione. Se ci sarà una revisione al rialzo degli spread non sarà dell’1% e non avverrà in maniera repentina». Non si dovrebbero avere dunque particolari scossoni in un mercato dei mutui che da febbraio a settembre ha presentato spread ai minimi storici: tassi variabili fermi allo 0,7 e tassi fissi prossimi allo zero. La Bce inoltre resta a supporto: pur avendo ridotto gli acquisti di titoli da 30 a 15 miliardi mensili dal primo settembre, Mario Draghi usa toni rassicuranti per il mercato. «Il tasso della Bce rimarrà a zero almeno fino all’estate ed è cruciale: perché è quello che condiziona Euribor e dunque Irs», afferma Rossini. «Inoltre, osservando il Future sull’Euribor tre mesi scambiato sull’Lse, vediamo che è fisso a -0,32% da tre anni ma si aspetta che superi lo 0 solo a marzo del 2020 e l’1% ad aprile 2023: aumenti molto graduali». Un ulteriore elemento che accelererà la domanda di mutui è quella delle compravendite: nel secondo trimestre hanno segnato una crescita del 5,6% che consolida i trimestri precedenti (+4,3% e +6,3%). E il trend proseguirà, grazie all’inversione di rotta dei prezzi che ricominciano a guadagnare qualche punto dopo aver perso in media il 22% del proprio valore al metro quadro. «Da giugno si è tornati in terreno positivo (+6%) in merito alla domanda di mutui e surroghe», conclude Rossini. «A trainare questa domanda sono i nuovi mutui, cresciuti nel periodo dell’8,5%, dopo 12 mesi di contrazione». (riproduzione riservata)