Il mutuo a tasso variabile, attualmente la tipologia più diffusa in Italia, è caratterizzato da un tasso di interesse che varia in funzione di un parametro di riferimento (Euribor o BCE): in sostanza, l'importo della rata da rimborsare varia mensilmente in base all'andamento che si verifica sui mercati finanziari.
Generalmente consigliato ai soggetti maggiormente propensi al rischio, il mutuo variabile – a differenza del tasso fisso – non consente al mutuatario di conoscere con precisione sin dalla stipula l'importo totale da restituire alla banca: in caso di aumento dell'inflazione, ad esempio, la variazione dell'Euribor (misura del costo del denaro) potrebbe modificare in modo sostanziale l'importo della rata e conseguentemente il costo effettivo del finanziamento.
Coloro che stipulano un mutuo tasso variabile, quindi, devono essere pienamente consapevoli del rischio assunto: contrariamente a quanto accade per un mutuo a tasso fisso, infatti, non vi è copertura dal cosiddetto "rischio di tasso" (a meno di opzioni aggiuntive, prevedendo ad esempio un tetto massimo o CAP), che potrebbe compromettere la capacità di rimborso del debitore; a fronte dell'assoluta mancanza di tutela per il mutuatario, perciò, le banche concedono il tasso variabile applicando uno spread (margine di guadagno dell'istituto) generalmente più conveniente rispetto al tasso fisso.