Il 30 gennaio 2025 è stato un nuovo giorno di decisioni di politica monetaria alla BCE. A Francoforte Christine Lagarde non fa nessuna mossa inaspettata, e come avevano previsto gli analisti il tasso sui depositi scende di 0,25%, raggiungendo dunque la quota 2,75%.
L’istituto centrale conferma ancora una volta di voler prendere decisioni guidate dai dati, e i dati significativi oggi sono le previsioni sul processo di disinflazione: si prevede di raggiungere l’obiettivo del 2% già nel corso dell’anno. La Lagarde ha definito le attuali condizioni di finanziamento ancora “rigide”, e la politica monetaria ancora restrittiva. Una lettura della situazione di questo tipo è un messaggio chiaro: i tagli al costo del denaro non sono finiti.
Euribor: vicini all’inversione con l’IRS
La relazione tra il tasso sui depositi ed Euribor a 3 mesi è praticamente simbiotica, e le proiezioni future dell’Euribor permettono già al mercato un chiaro pronostico: il “mondo alla rovescia” in cui i mutui a tasso fisso costano meno dei variabili sta per finire.

Andamento Storico e Atteso del costo del denaro
Per il periodo Gennaio 2022 - Gennaio 2025 indicati i valori medi mensili di Euribor 3 mesi, IRS 20 anni e Tasso sui depositi BCE
Per i valori attesi da Febbraio 2025 a Gennaio 2030 estrapolati i dati dalle quoazioni dei Futures sull'Euribor 3 mesi scambiati sul Mercato Liffe di Londra aggiornati il 28/01/2025
La seconda metà del 2025 vedrà quasi certamente una situazione più analoga a quella a cui il mercato ci aveva abituati prima dell’ultimo, anomalo, biennio. I mutui a tasso variabile avranno tassi di interesse più bassi all’inizio, ma poche garanzie per il futuro; quelli a tasso fisso faranno pagare il vantaggio della prevedibilità della rata con tassi d’interesse mediamente più alti.
Tasso fisso o variabile: riflessioni per i futuri mutuatari
A cosa puntare, dunque? Molto dipende da che piani si abbiano, e quale sia la situazione di partenza da cui ci si muove. Per adesso, non c’è dubbio che i tassi fissi siano decisamente più convenienti, e finché restano tali vale la pena approfittarne: anche il più roseo scenario di calo dell’Euribor non necessariamente garantisce risparmio rispetto ad un mutuo a tasso fisso stipulato adesso (lo abbiamo visto in questo articolo).
Chi sta iniziando a valutare a un acquisto nel medio termine, invece, dovrebbe pensare seriamente ad un mutuo a tasso variabile: oltre a giovare della discesa dei tassi, essi subiranno in tutta probabilità ulteriori ribassi dovuti a tagli di spread. Gli spread applicati sui mutui a tasso variabile, al momento, sono ancora molto alti, ma i listini sono praticamente fermi da anni: le banche, in un’epoca di così profondo sbilanciamento verso i fissi, non hanno curato le offerte sul variabile. È certo che non appena il variabile sarà di nuovo appetibile, anche le banche prenderanno nota e aggiorneranno i propri prodotti per renderli competitivi.
Il vantaggio del variabile: rate basse iniziali
Al momento dell’acquisto di una casa, le spese da affrontare sono innumerevoli, e vanno ben oltre quelle dell’anticipo sulla casa: tra fee d’agenzia, tasse, spese legate alla stipula del mutuo, nuovo mobilio, eventuali opere di ristrutturazione, i primi due anni da neoproprietari sono spesso quelli più faticosi dal punto di vista economico. In questo senso, un buon mutuo a tasso variabile aiuta: non se ne può prevedere l’andamento a lungo termine, ma per la prima, delicata fase iniziale può garantire rate più accessibili, alleggerendo l’impegno economico.
Il fisso, in tutta probabilità, resterà la scelta preferita da chi vuole ottenere una surroga: passata la tempesta dei primi anni, la stabilità offerta dal fisso garantisce la possibilità di una pianificazione delle spese a medio e lungo termine.