Ieri la Banca Centrale Europea ha deciso di ridurre i tassi di interesse,
annunciando contemporaneamente una serie di interventi futuri qualora il taglio praticato non dovesse
risultare sufficiente; la reazione dei mercati nelle ore immediatamente successive all'annuncio del
Governatore Mario Draghi rivela un moderato entusiasmo da parte delle borse – eccetto la freddezza dimostrata
da Francoforte – e un cauto ottimismo per i prossimi mesi; tuttavia, per rispondere
all'interrogativo iniziale, valutando in modo critico e oggettivo le possibili conseguenze della diminuzione dei
tassi, occorre mettere in evidenza gli aspetti principali della manovra, semplificando le informazioni riversate dai
media nelle ultime ore per consentire anche ai meno esperti di avere un’idea propria.
Il taglio dei tassi di interesse è una delle novità principali:
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il tasso BCE attivo passa dallo 0,25% allo 0,15% raggiungendo difatto il nuovo minimo storico:
ciò rappresenta un piccolo risparmio per coloro che hanno stipulato un mutuo a tasso variabile
BCE ma contemporaneamente uno svantaggio in termini di remunerazione per chi ha sottoscritto una
polizza o un’obbligazione ancorata al tasso stesso (discorso analogo vale per i conti di deposito);
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il tasso passivo, pagato alle banche che “parcheggiano” la loro liquidità nelle casse della
banca centrale (noto come tasso di deposito overnight, trattandosi di operazione aventi
scadenza il giorno successivo), diventa negativo (-0,1%) per la prima volta: in altri termini, le banche che
vorranno rendere disponibile la loro liquidità dovranno pagare interessi anzichè riceverne e
questo, almeno potenzialmente, dovrebbe rappresentare un incentivo a dare credito a famiglie e
imprese.
Per favorire la concessione di mutui e prestiti, è stata resa disponibile una somma di
400 miliardi di Euro (nettamente inferiore ai 1000 miliardi del 2012) cui
le banche potranno accedere nella misura massima pari al 7% dei propri impieghi al 30 aprile 2014; in altre parole,
nelle prime aste che si terranno nei mesi di settembre e dicembre, un istituto potrà richiedere un prestito
agevolato alla BCE (della durata di 4 anni) in base a quanto ha erogato: difatto rappresenta un’operazione
cosiddetta di T-LTRO (targeted long-term refinancing operations) ovvero di rifinanziamento a lungo
termine a favore delle banche da destinare alle famiglie e, in particolare, alle società non finanziarie del
settore privato in modo da favorire la creazione di nuovi posti di lavoro. Altro obiettivo della manovra, necessario
per favorire il rilancio dell’occupazione e la crescita delle imprese, è quello di
aumentare la crescita dei prezzi (inflazione), deprezzando l’Euro nel confronto con le valute estere in modo
da rendere nuovamente vantaggioso l’acquisto di prodotti del “vecchio continente” e
aumentare significativamente le esportazioni.
Conclusa la breve analisi, non rimane che rispondere alla domanda iniziale: cosa cambia per chi ha stipulato
un mutuo? Sarà più facile ottenere una somma per acquistare casa? Cosa attendersi per il
futuro delle famiglie e delle piccole-medie imprese italiane? Il Presidente del Codacons Rienzi, ammonendo difatto
la BCE per un ritardo di 18 mesi nella strategia di azione, ha stimato un risparmio di 72 Euro/anno
per chi ha acceso in passato un mutuo di 100.000 Euro (durata 30
anni) e di 96 Euro per un mutuo di 150.000 Euro (durata 25 anni): una
cifra quasi “impercettibile”, considerata anche la quota di mutui indicizzati al tasso BCE (circa
l’1% del totale che vede coinvolte il 2% delle famiglie italiane). Inoltre, il valore
dell’Euribor godrà anch’esso di una diminuzione – come
già successo in occasione delle riduzioni passate – ma anch’essa
genererà probabilmente un impatto molto contenuto sulle rate mensili, dato il livello minimo raggiunto
(Euribor 3 mesi: 0,3%).
Le note positive, pertanto, dovrebbero arrivare dalle banche: il controllo della BCE sulle erogazioni –
condizione necessaria per accedere ai fondi agevolati stanziati – dovrebbe portare ad allentare i cordoni
delle borse ed immettere liquidità a disposizione dei privati, facilitando l’accesso al credito
e riducendo gli spread applicati ai
mutui; di conseguenza, il risparmio per i nuovi mutuatari potrebbe essere rilevante e
contemporaneamente le operazioni di surroga dei contratti sottoscritti negli
anni della crisi potrebbero compiere una nuova accelerata. Per concludere, però, occorre
ricordare il prossimo stress-test del mese di ottobre cui saranno sottoposti i principali istituti di credito: in
tal senso, quindi, la preoccupazione potrebbe portare le banche a una lenta ripresa delle erogazioni,
rimandando tutto ai primi mesi del 2015.