La Lagarde fa volare mutui e Btp: tocca alle banche salvare le famiglie

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La Lagarde fa volare mutui e Btp: tocca alle banche salvare le famiglie
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Difficile riuscire nella mission impossible di mettere insieme quasi tutti gli esponenti del governo e una parte dell'opposizione italiana, rappresentanti delle banche e anche una fetta dei governanti Ue. Eppure Christine Lagarde, che non perde occasione per ribadire che la politica restrittiva di Bruxelles continuerà ancora per lungo, che l'inflazione non è affatto sotto controllo, e quindi di incupire l'economia, c'è riuscita.

L'ultima è di poche ore fa quando il numero uno della Banca Centrale europea in un'intervista, ai media spagnoli ha dato per scontato un aumento dei tassi di interesse 50 punti base nella riunione del 16 marzo ed ha fatto capire che non sarà l'ultimo.

Arriveremo prima al 3,50%, poi probabilmente al 4%, quindi si vedrà. L'inflazione si raffredderà certo. Ma nel frattempo il denaro preso in prestito da famiglie e imprese per far girare l'economia costerà sempre più caro.

L'ESEMPIO

Per rendere chiaro quello che sta succedendo, abbiamo chiesto a Mutuisupermarket di simulare l'aumento della rata per un mutuo medio variabile da 150 mila ancorato all'Euribor a tre mesi con uno spread dell'1% a partire dalla prima stretta di Francoforte. Bene, dal 2022 a oggi la rata è aumentata di 250 euro e con i prossimi aumenti di settembre-ottobre il salasso potrebbe raggiungere quota 350 euro. Ogni mese.

Perché il meccanismo è semplice, più aumentano i tassi Bce, più aumentano i tassi di riferimento dei prestiti per famiglie e imprese (Euribor per i mutui) e più le rate da restituire diventano care.

Cosa fare quindi? La ricetta della Lagarde per le famiglie italiane ed europee in difficoltà è molto semplice: se la prendono con le banche. O meglio siano le banche a dar loro una mano.

«Sono sicura» ha chiarito «che molti istituti sono pronti a negoziare per alleggerire nel tempo il carico delle famiglie. È nell'interesse delle banche farlo, perché sanno che quando l'inflazione è sotto controllo, i tassi di interesse alla fine scenderanno. E non vogliono prestiti in sofferenza nei loro bilanci».

Chiedere a istituti privati di rimediare agli errori quanto meno di tempistica commessi dalle istituzioni internazionali è a dir poco singolare. Eppure la Lagarde l'ha fatto.

Tant'è che le repliche istituzionali non si sono fatta attendere. Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha evidenziato come «Il rialzo dei tassi pone problemi seri per chi ha bilanci fortemente indebitati come quello italiano». Certo il numero uno del Mef ha rassicurato i mercati: «L'approccio del governo sui conti pubblici è stato prudente e responsabile e continuerà in questa direzione.

Avere conti in ordine è un esigenza assoluta per il nostro Paese, che deve mantenere la fiducia dei mercati allo scopo di evitare un aumento dei costi di finanziamento». Ma la contrarietà dei toni, anche per chi non è solito alzare la voce come il ministro leghista, era evidente.

Quindi è stata la volta dell'Abi, l'associazione delle banche italiane ha ricordato alla Bce che «In Italia, più che in altri paesi europei, sono pre-senti strumenti per venire incontro alle necessità dei debitori in potenziali situazioni di difficoltà».

Secondo il direttore generale dell'associazione Giovanni Sabatini «nelle attuali contingenze sarebbe necessario reintrodurre flessibilità regolamentari per evitare effetti prociclici, in particolare per quello che riguarda le vincolanti e eccessivamente rigide regole dell'Autorità bancaria Europea (Eba) in materia di ristrutturazioni onerose».

IL DEBITO PUBBLICO

Visto che di aiuti esterni non ne arrivano il governo ha deciso (ma ormai da tempo) di fare da sé. Come? Invogliano i piccoli risparmiatori italiani ad acquistare pezzi importanti del debito pubblico.

Ieri ha avuto un grandissimo successo l'ultima emissione del del Btp Italia che ha fatto il pieno tra i piccoli risparmiatori nella prima giornata di collocamento. Gli ordini sono stati pari a 3 miliardi e 637 milioni di euro, con 132.334 contratti sottoscritti nel primo dei tre giorni dedicati solo al retail.

Per fare un confronto, l'emissione di novembre aveva portato a ordini per 3 miliardi e 184 milioni, con poco più di 103 mila contratti sottoscritti.

Vuoi dire che il rendimento minimo del 2% è allettante. E che la possibilità di arrivare al 6-7-8% grazie al legame con l'inflazione attira. AI retail saranno dedicate anche le prossime due giornate, mentre la mattinata di giovedì 9 marzo sarà riservata agli investitori istituzionali.

Ma non solo. Perché l'esecutivo sta pensando anche ad altri meccanismi premiali.

Tra le altre c'è la proposta di Giulio Centemero, il capogruppo della Lega in commissione Finanze alla Camera che mette sul tavolo la possibilità di rendere detraibili gli investimenti in Btp. «Tale proposta» - spiega alla Verità il politico leghista«è finalizzata a mobilitare il risparmio privato verso progetti di rilevanza comune.

Vogliamo richiamare l'attenzione dei risparmiatori del nostro Paese verso uno strumento che è tornato a produrre rendimenti interessanti dopo essere stato anestetizzato in modo artificiale dalle politiche monetarie eccessivamente espansive».

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