Mutui 2018: per ora è leggero il trend al rialzo dei tassi fissi

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Mutui 2018: per ora è leggero il trend al rialzo dei tassi fissi

C’è una categoria di italiani che guarda con attenzione allo spread: i futuri mutuatari. Al momento restano invariati i tassi Bce. Chi vuole comprare casa deve preoccuparsi? In generale, la risposta è no.

Dopo la riunione dello scorso 25 ottobre il governatore Mario Draghi ha confermato che il costo dell’euro resterà allo 0%, confermando quella che presumibilmente è l’idea di lasciare la politica monetaria invariata fino alla fine del mandato. 

Rimangono sostanzialmente fermi anche i tassi dei mutui, che in ogni caso risentiranno solo con lentezza di qualsiasi movimento nel costo del denaro.

I tassi di interesse dovrebbero restare ai livelli presenti almeno fino all'estate 2019, dato l’obbiettivo, non ancora raggiunto, di una inflazione stabile intorno al 2%. I tassi legati ai mutui restano ancora sui minimi storici, salvo lievi movimenti.  

Dopo molto tempo, infatti, assistiamo alla prima inversione di tendenza: archiviata una lunga stagione di costanti ribassi, i tassi dei mutui casa stanno cominciando a salire. 

E se gli allarmisti ricercano le cause di questi rialzi nell'aumento dello spread, ovvero il differenziale tra i titoli di Stato italiani a 10 anni, i Btp, e gli equivalenti tedeschi, i Bund, in realtà il fattore decisivo è un altro. 

Si tratta dell’Irs, il tasso d’interesse interbancario al quale sono indicizzati i mutui a tasso fisso. Questo indice, meno conosciuto dello spread, è il vero responsabile dell’aumento dei tassi fissi. 

Per i nuovi mutui a tasso fisso si intende per tasso finito, la somma tra spread sul mutuo, deciso dalla banca e tasso Eurirs, stabilito ogni giorno dal mercato interbancario.

Il tasso di riferimento Irs con scadenze a 20, 25 e 30 anni oscilla tra l’1,34 e l’1,54: i suoi rialzi potrebbero essere più veloci e più rilevanti rispetto a quelli dell’Euribor. L’impatto dell’Irs, in effetti, sta generando i primi rincari. 

Il valore dell’Irs è salito dallo 0,89% di inizio anno all’1,07%, registrato nel mese di ottobre. Per questo motivo, le banche hanno adattato al rialzo i tassi dei nuovi mutui a tasso fisso, dato che dalla scorsa estate gli indici Eurirs sono mediamente saliti di 10-15 punti base. 

Quello che per ora si vede è quindi per gran parte un aggiustamento tecnico dei tassi in funzione dell’aumento degli Irs. 

La situazione è differente per i mutui a tasso variabile, che al momento sono i prodotti più convenienti sul mercato: questi ultimi sono, infatti, indicizzati all’Euribor, che non ha subito rincari e rimane sotto zero. 

L’Euribor a 1 mese è fermo a -0,37 dal 7 luglio 2016, mentre il tasso a 3 mesi è stabile a -0,32 da maggio 2018. Il parametro semestrale ha invece registrato un leggero aumento negli ultimi giorni salendo da -0,27 all’attuale -0,26 dallo scorso 22 ottobre. Euribor, la previsione sui mutui a tasso variabile

Anche l’Euribor è destinato ad aumentare, anche se per lungo tempo si resterà in territorio negativo. Un primo movimento si potrebbe verificare nel primo semestre 2019, superando solo nel corso del 2020 la soglia dello zero, il che significa comunque tassi molto bassi, raggiungendo lo 0,5% nel 2021 e l’1% nel 2022.

I tassi sui mutui sono ancora bassissimi, per cui accendere un mutuo a questi livelli è ancora molto conveniente. Bisogna piuttosto assicurarsi di avere la capacità di pagare il mutuo.

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