Mutui giovani 2016, quando serve il garante

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Mutui giovani 2016, quando serve il garante

Quali garanzie richiedono per i mutui giovani nel 2016? Tra i richiedenti di accesso al credito under 35 anni, la maggior parte sono assunti con contratto a tutele crescenti. Questo tipo di inquadramento basta a chi eroga il finanziamento oppure sono richieste altre garanzie? Punti di forza della sponsorizzazione fatta da Renzi per il Jobs Act è stata proprio la stabilizzazione dei precari mediante questi contratti a tempo indeterminato ma con agevolazioni fiscali per il datore di lavoro per i primi tre dalla data di assunzione. Il premier ha più volte ribadito in pubblico come questo passo fosse necessario (insieme ad altre misure contestuali come il bonus mobili 2016 per giovani coppie), per permettere alla generazione degli under 35 di costruirsi un futuro professionale e personale. Ma le cose sono andate proprio così? A distanza di un anno dall’introduzione del Jobs Act è tempo di fare i primi bilanci. E’ vero che nei primi mesi del 2016 il mercato dei mutui ha confermato segnali positivi.  E’ anche vero che a giugno la domanda dei mutui è tornata in terreno negativo, dopo 35 mesi consecutivi di performance positiva, e che nonostante gli spread negativi, la domanda di nuovi mutui è in fase calante. Tra le domande una buona percentuale è stata rappresentata da quelle dei giovani, ma in molti casi il finanziamento viene loro concesso solamente in seguito a garanzie aggiuntive come fideiussione dei genitori o di altri garanti. Non è quindi il contratto a tutele crescenti nello specifico a fare la differenza.

Va sottolineato che i mutui casa giovani prevedono condizioni particolari che hanno come obiettivo quello di aprire le possibilità di accesso al credito anche a chi ha una posizione lavorativa meno stabile. Sui mutui garantiti da ipoteca su immobili residenziali, concessi dalle banche alle giovani coppie, non sono dovute l’imposta di registro, di bollo e ogni altra imposta indiretta. A precisarlo è l’Agenzia delle Entrate (nella Risoluzione n. 61/E) che ha esteso ai mutui in questione, che sono quelli frutto dei finanziamenti concessi alle banche da Cassa Depositi e Prestiti (CDP), lo stesso trattamento di favore già riservato alle banche quando ottengono i finanziamenti: l’esenzione dall’imposta di registro, bollo e da ogni altra imposta indiretta. Si tratta di una particolare procedura di erogazione di finanziamenti con provvista della Cassa Depositi, volta a favorire l’accesso al credito per l’acquisto o per la ristrutturazione dell’abitazione principale da parte di categorie di soggetti meritevoli di tutela, quali, come anticipato, le giovani coppie. In questo contesto, per l’Agenzia delle Entrate, il contratto di mutuo stipulato dalla banca con il beneficiario finale, dopo la messa a disposizione della provvista da parte di CDP, altro non è che un “atto esecutivo rispetto al contratto di finanziamento stipulato tra CDP e la banca”, dove la banca si limita a svolgere “una funzione strumentale”, volta a consentire che la provvista messa a disposizione da CDP per agevolare l’accesso al credito da parte dei soggetti individuati dalla norma sia effettivamente destinata a tale finalità.

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