Un posto di lavoro stabile? Sembra ormai storia passata, visto che il profilo degli italiani è decisamente cambiato negli ultimi anni, diventando sempre più spesso 'atipico': il posto fisso, infatti, è sempre più un optional, per alcuni quasi una chimera. In generale, le esperienze lavorative degli italiani - anche di quelli attualmente occupati - sono sempre più "spezzettate" e la condizione di impiego vengono tradotte e narrate con termini diversi come 'flessibile', 'temporaneo' o 'precario'.
In ambito mutui, pertanto, la domanda sorge spontanea nell’analisi dei profili dei nuovi richiedenti: è ancora necessario il garante per la concessione di un mutuo? Quanto contano ottime credenziali di partenza, se non invidiabili, per il contesto lavorativo e generazionale? Il mondo del lavoro è in forte cambiamento e le offerte delle banche dovranno obbligatoriamente adattarsi a tale trasformazione, stimolate anche dalle politiche del governo italiano: il Job Act, infatti, introduce il contratto a tutele crescenti, paragonabile - per chi chiede un finanziamento - al 'vecchio' contratto a tempo indeterminato.
In particolare, il direttore generale dell'Abi Giovanni Sabatini ha assicurato che 'Il contratto a tutele crescenti e le connesse tutele non precluderanno l'accesso ai mutui in favore dei lavoratori assunti dal 7 marzo 2015', sottolineando inoltre che sul tema 'sono state alimentate, anche ad alto livello, infondate preoccupazioni'. In linea con tali rassicurazioni, il ministro del lavoro Giuliano Poletti non ha lasciato spazi ad interpretazioni da parte delle banche: 'mi aspetto che facciano mutui a quelli che hanno un contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti esattamente come quelli che avevano il contratto a tempo indeterminato di prima'. UniCredit ha già recepito il messagio offrendo un 'mutuo flessibile' per 'lavoratori flessibili': siamo certi che la risposta dei grandi competitor come Intesa Sanpaolo, BNL e Deutsche Bank non tarderà ad arrivare.