Per compensare l'uscita dell'Inghilterra, Draghi potrebbe limare i tassi. Così si potranno risparmiare fino a 4.000 euro.
Facile dire Brexit. Più difficile capire quando gli effetti dell'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea colpiranno le tasche dei cittadini continentali. C'è da attivare l'articolo 50 che fa scattare la procedura. Poi ci sono da negoziare i vari accordi commerciali e non. Insomma, passeranno almeno due anni e solo dopo si avvertiranno le prime conseguenze rali. Vero, ma in parte. Perché alcune ripercussioni del referendum che ha sancito l'addio di Londra sono già visibili. Basta dare un occhio alle reazioni delle Borse. Alla volatilità delle banche. Alle previsioni dei grandi attori dell'economia mondiale, come il Fondo Monetario, che hanno immediatamente abbassato le prospettive di crescita e, probabilmente, a quello che succederà sul mercato dei mutui. Con i costi che sono già ai livelli minimi ma potrebbero scendere ancora.
Secondo l'analisi di MutuiSupermarket, uno dei comparatori più utilizzati sul mercato, i nuovi scenari europei portano in dote potenziali ulteriori riduzioni di 5-10 punti base sui prestiti immobiliari a tasso variabile e di 10-15 punti sui fissi. «La Brexit - spiega Stefano Rossini, l'ad della società - ha innescato aspettative di nuove misure espansive da parte della Banca Centrale. Nei prossimi trimestri potremmo assistere a ulteriori interventi sul quantitative easing o sui tassi dei depositi delle banche presso Francoforte con l'obiettivo di garantire liquidità al mercato e stabilità all'area euro. Tutto ciò ha innescato aspettative di tassi Euribor a valori minimi sui periodi temporali più estesi, una nuova caduta dei tassi sui titoli di Stato e quindi una nuova riduzione dei tassi interbancari Irs».
Semplificando. Come già successo in altre occasioni, Mario Draghi, in vista di eventuali scossoni derivanti dall'uscita della Gran Bretagna dall'area euro, si è detto pronto a intervenire con iniezioni di liquidità che sostengano la crescita dell'area euro. Questo comporterà a catena la discesa dell'Euribor (già oggi le durate a 1-3-6 e 12 mesi sono sottozero) e dell'Irs, che sono i riferimenti per i mutui a tasso variabile e fisso. Non solo. Perché Euribor e Irs dovrebbero restare a livelli così bassi per un arco temporale più ampio rispetto a quanto si prevedeva prima della Brexit. «Osservano le quotazioni dei futures Euribor 3 mesi scambiati sul mercato Liffe di Londra - continua Rossini - il mercato si attende un Euribor 3 mesi sotto zero sino a Gennaio 2021». E gli spread (il costo dei mutui è dato da Euribor o Eurirs più lo spread)? «Gli spread di offerta sui mutui post Brexit non stanno aumentando e sembrano stabili se non addirittura in ulteriore leggera riduzione. Oscillano, per le migliori offerte sia a tasso fisso che variabile, fra lo 0,9% e l'1,1%».
Insomma, ci sono tutte le condizioni per ritrovare sul mercato mutui a prezzi ancora più convenienti. Bene, ma in soldoni cosa vuole dire tutto questo per le tasche degli italiani che hanno intenzione di comprare casa o stanno già rimborsando le rate del mutuo alla propria banca? Calcolatrice alla mano (tutte le simulazioni sono nella tabella), una riduzione di 10 punti base per un variabile a 20 anni da 140 mila euro (il tasso dell'1,11% scenderebbe all'1,01%) vorrebbe dire poco o nulla sulla rata mensile, appena 6 euro, ma tanto sulla parte restante del mutuo, con risparmi che arriverebbero a circa 1500. Mentre per un fisso a 20 anni sulla medesima somma si avrebbero risparmi di lunga durata di poco inferiori ai 2500 euro e per il trentennale si arriverebbe a un passo dai 4 mila.
Ce n'è abbastanza per augurare lunga vita alla Brexit.