- La BCE ha deciso di aumentare il costo del denaro di 25 punti base, annunciando ulteriori aumenti a luglio e futuri aumenti in base ai dati sull'inflazione previsti nei prossimi 2 anni.
- Le aspettative di aumento del costo del denaro hanno influenzato la curva dei Futures sull'Euribor 3 mesi, che è salita di 10-15 punti base nel prossimo anno e mezzo rispetto alle previsioni precedenti.
- Per coloro che cercano un mutuo, si consiglia di optare per un mutuo a tasso fisso per garantire stabilità nel pagamento delle rate nel tempo.
La BCE ha deciso la scorsa settimana l’aumento del costo del denaro di 25 punti base, la presidente Lagarde ha dichiarato che il costo del denaro sarà ulteriormente aumentato a luglio, mentre ulteriori aumenti saranno decisi in funzione dei dati sull’inflazione attesa nei prossimi 2 anni.
L’aumento della scorsa settimana era già atteso dai mercati, ma diversi osservatori pensavano che sarebbe stato l’ultimo e sono rimasti piuttosto spiazzati dalla certezza di nuovi aumenti già a luglio. In questo contesto la curva dei Futures sull’Euribor 3 mesi che descrive le aspettative dei mercati sull’andamento del costo del denaro è salita di 10-15 punti base nel prossimo anno e mezzo rispetto alle previsioni antecedenti la decisione della BCE.
Simulando un mutuo di 150.000 euro a tasso variabile sottoscritto nel gennaio 2022, queste nuove aspettative sul costo del denaro prevedono un aumento di circa 13 euro della rata massima che si raggiungerà nell’autunno di quest’anno. Nel medio termine, l’impatto della decisione della BCE rimane molto contenuto: la variazione delle aspettative sul costo del denaro nei prossimi 5 anni prevederebbe un aggravio della spesa per interessi di soli 300 euro nella nostra simulazione in quanto i mercati già prevedevano un forte aumento del costo del denaro a breve termine.
Per quanto riguarda i mutui a tasso fisso, è interessante notare che, nonostante da febbraio la BCE ha deliberato 3 aumenti del costo del denaro pari ad un punto percentuale, gli indici IRS (indice di riferimento utilizzati per la determinazione dei tassi dei mutui a tasso fisso) hanno subito un aumento contenuto tra lo 0,14% e lo 0,25%. Pertanto il costo del denaro a lungo termine rimane significativamente più basso rispetto a quello a breve termine. Questo suggerisce che il mercato non si aspetta che l’aumento del costo del denaro della BCE sia duraturo nel lungo periodo.
Date queste premesse, per coloro che desiderano accendere un nuovo mutuo, si consiglia di optare per un mutuo a tasso fisso in particolar modo se si desidera sottoscrivere un mutuo di durata lunga. Questa scelta garantisce stabilità nel pagamento delle rate nel tempo, evitando così il rischio di futuri aumenti dei tassi di interesse. D'altro canto, per coloro che hanno già un mutuo a tasso variabile, ci sono due opzioni importanti da considerare: la surroga o la rinegoziazione del mutuo con la propria banca.
La surroga rappresenta, ad oggi, l’opzione più vantaggiosa e facilmente ottenibile per i mutuatari che desiderano proteggersi dall’aumento dei tassi variabili. Attualmente, la migliore opzione di surroga disponibile è offerta da Crédit Agricole, con un tasso finito del 3,68%. Optare per questa opzione può consentire una riduzione della rata mensile a tasso variabile fino al 10%. Occorre ricordare anche che la surroga è gratuita per il mutuatario in quanto tutte le spese, onorario notarile incluso, sono a carico della nuova banca.
In alternativa alla surroga, il governo con la Legge di Bilancio del 2023 ha previsto l’obbligo per le banche di rinegoziare i mutui a tasso variabile in presenza di alcune condizioni:
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Il capitale residuo del mutuo non può eccedere i 200.000 euro
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il reddito ISEE dei mutuatari non può superare i 35.000 euro
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le rate del mutuo devono essere state regolarmente pagate.
In presenza di tali requisiti il richiedente ha il diritto a rinegoziare il proprio mutuo a tasso variabile in uno a tasso fisso che preveda un tasso pari allo spread del mutuo a tasso variabile più il minore tra l’IRS a 10 anni e l’IRS per la durata residuo del mutuo.
In conclusione, sebbene entrambe le opzioni offrano opportunità per migliorare la situazione dei mutuatari a tasso variabile, la surroga pone meno limiti della rinegoziazione prevista dalla legge di bilancio.
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