Il mutuo a tasso fisso presenta due grandi vantaggi:
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stabilità della rata
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protezione del debito in caso di rialzo dell'inflazione e, a ruota, dei tassi di interesse
A fronte di questi vantaggi, però, ci sono anche dei "contro", che è importante soppesare con attenzione nel momento in cui ci si accinge a scegliere la tipologia di tasso del proprio finanziamento ipotecario:
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in partenza il mutuo a tasso fisso è mediamente più caro, rispetto al variabile, tra i 100 e i 200 punti base (tra l'1% e il 2%);
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non protegge il debito in caso di deflazione o tassi molto bassi
La sicurezza quindi non è a costo zero ma ha un prezzo. Chi opta per il mutuo a tasso fisso sceglie di pagare in partenza di più rispetto al tasso variabile che avrebbe potuto scegliere, "assicurandosi" dall'eventualità che in futuro l'inflazione salga e, di conseguenza, spinga la Banca Centrale Europea, ad alzare il costo del denaro (tassi di interessi interbancari) per frenare l'avanzata dell'inflazione, disincentivando (con il rialzo dei tassi) le banche a prestare soldi a imprese e famiglie. E' così che funziona la politica monetaria ordinaria: una banca centrale, alzando o riducendo i tassi (ovvero quanto costa alle banche "comprare" il denaro all'ingrosso, cioè chiederlo in prestito alla banca centrale a ad altre banche) cerca di regolare la quantità di circolazione della moneta e, in seconda battuta, il livello di inflazione. Più la moneta in circolazione stimolerà i consumi (la domanda) più aumenterà l'inflazione; viceversa in una fase in cui i consumi (la domanda) scarseggiano, l'inflazione tenderà a essere bassa (sotto il 2%) o addirittura o a scendere sottozero e a trasformarsi in deflazione (quando i prezzi anziché aumentare diminuiscono). Il tasso fisso può risultare molto conveniente in caso di aumento futuro dell'inflazione: questo perché l'inflazione erode il valore reale di un debito. Facciamo un esempio: guadagno 1.000 euro al mese e ho una rata da pagare di 300 euro al mese a tasso fisso (quindi la rata sarà sempre di 500 euro al mese). Nei primi 10 anni di mutuo l'inflazione in Italia è cresciuta del 50% (5% annuo). Se nel frattempo il mio stipendio è stato adeguato all'inflazione ed è quindi passato da 1.000 a 1.500 euro (mantenendo inalterato il potere d'acquisto perché nel frattempo non è cresciuto solo il mio stipendio ma anche il costo di beni e servizi che posso acquistare con quello stipendio) mi costerà (in termini reali) molto meno pagare sempre la vecchia rata di 300 euro. Perché in termini reali quei 300 euro valgono il 50% in meno a causa dell'inflazione. Con uno stipendio di 1.500 euro (anziché 1.000) mi costerà molto meno pagare 300 euro. Ecco quale è il vantaggio di "fissare" una rata il giorno della stipula e impedire che questa si rivaluti negli anni seguendo l'evoluzione dell'inflazione.
Vale però anche l'altro lato della medaglia. Se l'inflazione è molto bassa (o addirittura se c'è deflazione) la Banca Centrale Europea difficilmente alzerà i tassi a tal punto da spingere il tasso variabile a superare il tasso fisso. Quindi avrò perso la scommessa del tasso fisso: ovvero pagare un tasso più caro del variabile in partenza ma con la prospettiva futura che un futuro rialzo dell'inflazione e dei tassi renda il tasso fisso che ho scelto in partenza più basso del variabile che avrei potuto scegliere (che in caso di rialzo dei tassi aumenterebbe).