La durata è un elemento essenziale del contratto di mutuo in quanto condiziona l'importo della rata che il mutuatario dovrà periodicamente corrispondere al mutuante. In generale, lo spread applicato dalle banche aumenta con la durata: su orizzonti temporali estesi, infatti, aumenta il cosiddetto "rischio tassi" e gli istituti si tutelano dalle potenziali variazioni applicando un tasso di interesse superiore.
Le leggi in vigore stabiliscono che la durata minima di un mutuo è pari a 5 anni: tuttavia, a questa durata si associano operazioni di medio termine, come ad esempio l'acquisizione di macchinari utilizzati nell'attività d'impresa o per esigenze individuali (liquidità). Più comunemente – caso tipico è la compravendita immobiliare – la durata dei finanziamenti di medio-lungo termine varia dai 10 ai 30 anni.
Alcuni istituti di credito arrivano anche a concedere mutui da rimborsare in 35-40 anni, opzione che consente di limitare notevolmente l'importo della rata e, di conseguenza, l'incidenza sul reddito netto mensile: il rapporto rata-reddito – uno dei fattori considerati nella valutazione di fattibilità della domanda di mutuo – non deve tipicamente superare il 30-35%.